Convocherò a breve tutte le parti interessate, tra cui ordini professionali, Ance e Anci, per discutere del Piano Casa alla luce della sentenza n. 70 del 24 aprile 2020 della Corte Costituzionale. La Regione Puglia vuole sostenere e accompagnare in questa fase le associazioni di categoria e tutti i Comuni. Gli uffici intanto sono già al lavoro per un monitoraggio sulle pratiche già avviate nei Comuni per capire gli effetti di questa decisione.

Da persona che ha sempre serbato il più profondo rispetto per le Istituzioni e da persona che è nelle Istituzioni, non commento mai le sentenze. A maggior ragione se si tratta di una sentenza della Corte Costituzionale. Ho profonda consapevolezza che la sentenza va a deprimere, proprio in una fase di grave congiuntura economica per l’intero Paese, un comparto delicatissimo per l’intera economia nazionale.

Non ho mai creduto a soluzioni estemporanee, alla gemmazione di commi su commi. Il senso e il rispetto delle Istituzioni, a mio avviso, passano anche e soprattutto attraverso il metodo, il rigore, elementi indispensabili e necessari per il perseguimento della certezza del diritto. Ho sempre pensato e continuerò a pensare che la certezza del diritto è la più solida base per chi fa impresa, per chi investe ma anche per il semplice cittadino.

Mi sono attivato e battuto affinché la disciplina del Piano Casa trovasse in Puglia una sistemazione definitiva nel sistema legislativo regionale, senza dover ricorrere a continue proroghe che di anno in anno, come dimostrato dalle recenti vicende, creano solo incertezza. Per questo con il disegno di legge sulla Bellezza del Territorio Pugliese, già approvato dalla giunta regionale e ora all’esame della V Commissione, sono state affrontate questioni delicatissime, tra cui proprio quella della deroga agli indici e parametri, alla sagoma, alle delocalizzazioni o alle dislocazioni delle volumetrie ricostruite all’interno dell’area di pertinenza o del lotto d’intervento o come quella del cambio di destinazione funzionale rilevante.

Oggi, più che mai, è quindi necessario intervenire e mettere riparo agli effetti della sentenza della Consulta nel rispetto della sentenza stessa ma anche a tutela di tutti coloro hanno confidato in norme oramai cancellate dall’ordinamento.